The North Face: dalle tende alle vette.

C’è qualcosa di unico nel fascino della natura selvaggia: una forza invisibile che chiama chi è disposto a rispondere.
The North Face nasce proprio da questo richiamo.
Quella che oggi è una delle aziende outdoor più famose al mondo, ha radici umili: un piccolo negozio a San Francisco, aperto da due sognatori negli anni ’60.
La loro idea era semplice e potente: rendere possibile l’esplorazione dei luoghi più estremi del pianeta.
Questa è la storia di The North Face: una storia di avventure, innovazioni e sfide vinte.

Il sogno di esplorare: le vere origini di The North Face

La storia di The North Face comincia nel 1964, sulle coste assolate della California.
Douglas Tompkins
, giovane scalatore e amante della natura selvaggia, e sua moglie Susie Tompkins, appassionata di avventure e moda, condividevano un sogno: vivere secondo i ritmi della natura ed esplorare il mondo.
Nel quartiere di North Beach, a San Francisco, esisteva già un piccolo negozio che vendeva attrezzatura tecnica per l’escursionismo, chiamato proprio The North Face.
Nel 1966, cogliendo l’opportunità, i Tompkins decisero di acquistarlo.
Il nome, ispirato al versante nord delle montagne — il più difficile da scalare —, li affascinava: rappresentava perfettamente lo spirito di sfida e resilienza che volevano trasmettere.
Nei primi anni, The North Face era poco più che una boutique specializzata. Vendeva prodotti tecnici di altri brand ma si distingueva per l’attenzione alla qualità e l’atmosfera di autenticità.
Ben presto, però, Doug e Susie capirono che se volevano davvero cambiare il mondo outdoor, avrebbero dovuto creare qualcosa di loro.
Nel 1968 trasferirono l’attività a Berkeley, vicino all’Università della California, in un ambiente fermento di cultura alternativa.
Qui, nel retrobottega del negozio, iniziarono a progettare e produrre i primi articoli a marchio The North Face: sacchi a pelo ultraleggeri, zaini tecnici, e soprattutto tende da spedizione, con l’obiettivo di raggiungere standard mai visti prima.
L’azienda si legava sempre di più al mondo dell’alpinismo estremo, partecipando e sponsorizzando le prime spedizioni sulle montagne più alte.
Nel 1971 arrivò un altro tassello importante: il logo, disegnato ispirandosi al profilo di granito del Half Dome a Yosemite, divenne un simbolo di autenticità e avventura.
Nonostante la crescita promettente, nel 1969 Douglas Tompkins decise di vendere The North Face.
La gestione quotidiana di un’azienda lo distraeva troppo dal suo vero amore: l’esplorazione e l’impegno per la conservazione della natura.
La vendita servì anche a finanziare un altro sogno: quello di Susie Tompkins.
Insieme, i due fondarono un nuovo marchio di moda, Esprit, destinato a diventare un’icona globale nel mondo dell’abbigliamento giovane e casual.
Mentre Susie si dedicava a costruire Esprit, Douglas si avvicinava sempre di più alle cause ambientaliste, fino a diventare uno dei più importanti attivisti per la conservazione dei parchi naturali in Sud America.
Dopo l’uscita dei Tompkins, The North Face fu acquistato da Kenneth “Hap” Klopp, un giovane imprenditore laureato a Stanford con un background nel marketing e una grande passione per la montagna.
Fu Klopp a trasformare The North Face da una piccola attività locale in un marchio internazionale.
Sotto la sua guida, durante gli anni ’70 e ’80, il brand: introdusse prodotti tecnici sempre più innovativi,
inventò la struttura geodetica per le tende,
perfezionò il sistema a strati nell’abbigliamento outdoor,
lanciò la prima linea di abbigliamento da sci di fondo.
La Oval Intention, la prima tenda a struttura geodetica, cambiò le regole dell’alpinismo.
Con il supporto a spedizioni verso Himalaya, Ande e Antartide, The North Face costruì una reputazione autentica, guadagnandosi la fiducia degli avventurieri più audaci.
Klopp fu anche il primo a vedere il potenziale nel creare un’immagine di marca basata non solo sui prodotti, ma su uno stile di vita: quello degli avventurieri, degli esploratori, dei sognatori che cercavano qualcosa di più oltre l’orizzonte.
Klopp mantenne la proprietà e la direzione di The North Face fino agli anni ‘90, quando l’azienda iniziò una nuova fase di sviluppo globale.

1966: Douglas e Susie Tompkins acquistano The North Face ➔ 1968: Trasferimento a Berkeley, prime produzioni proprie ➔ 1969: Vendita dell’azienda per fondare Esprit ➔ 1971: Nasce il logo ispirato al Half Dome ➔ 1975: The North Face lancia la tenda geodetica Oval Intention ➔ 1980: Introduzione del GORE-TEX nei capi tecnici ➔ 1985: Debutto della Mountain Jacket ➔ 1992: Lanciata la Nuptse Jacket, iconica anche in città ➔ 2000: The North Face entra in VF Corporation ➔ 2017: Collaborazione con Supreme ➔ 2020: Lancio dei programmi Renewed e Exploration Without Compromise ➔ 2025: Obiettivo Circular Design completato

Gli anni ’80: tecnologia e protezione

La Mountain Jacket, introdotta nel 1985, è il guscio tecnico più famoso di The North Face.
Era stata progettata per resistere alle peggiori condizioni climatiche del pianeta, e venne usata in spedizioni in Antartide e sull’Everest.

Le sue innovazioni chiave:

Costruzione in GORE-TEX®: combinava impermeabilità totale e traspirabilità, proteggendo da pioggia, neve e vento estremo.
Sistema ZIP-IN: permetteva di collegare strati intermedi (pile o imbottiti) con zip integrate, creando un sistema modulare adatto a qualsiasi condizione.
Cappuccio regolabile e riponibile: offriva protezione completa senza ostacolare la visibilità o i movimenti.
Tasche multi-accesso: disegnate appositamente per essere raggiungibili anche con l’imbrago da alpinismo.
Resistenza all’abrasione: materiali super robusti sulle spalle e sui gomiti per resistere all’usura da corde e zaini.

La prima mountain jacket degli anni 80

Gli anni ’90: l’invasione urbana

La Nuptse Jacket, lanciata nel 1992, è uno dei capi più iconici di The North Face, tanto nel mondo outdoor quanto nello streetwear.
Fu progettata pensando a condizioni climatiche estreme, prendendo il nome dal Nuptse, una delle cime dell’Himalaya vicine all’Everest.

Le sue innovazioni chiave:

Imbottitura in piuma d’oca 700 fill-power: estremamente calda ma compressibile, offriva isolamento termico senza appesantire il corpo.
Costruzione a pannelli orizzontali: i compartimenti sigillati impedivano alla piuma di spostarsi, migliorando la distribuzione del calore e prevenendo i punti freddi.
Tessuto ripstop idrorepellente: leggero ma resistente, con una trama “anti-strappo” visibile a occhio nudo, proteggendo la giacca da abrasioni e lacerazioni.
Design comprimibile: la Nuptse poteva essere ripiegata facilmente per essere trasportata nello zaino, caratteristica molto apprezzata da scalatori e trekkers.
Vestibilità corta e squadrata: nata per la mobilità in alta montagna, è stata uno dei motivi della sua adozione nella moda urbana.

Nonostante fosse pensata per spedizioni himalayane, la Nuptse è diventata negli anni ‘90 un’icona culturale nelle strade di New York, specialmente tra i rapper e la scena hip-hop.

Collaborazioni iconiche: Supreme, Gucci, MM6 Maison Margiela, e altre

Negli ultimi due decenni, The North Face ha saputo fondere il suo DNA tecnico con il mondo della moda e della cultura urbana attraverso collaborazioni strategiche.

➔ Supreme x The North Face

Dal 2007 in avanti, Supreme ha lanciato ogni anno collaborazioni con The North Face, reinterpretando pezzi iconici come la Nuptse, la Mountain Jacket e le borse Base Camp Duffel.

Caratteristiche:
Stampe all-over audaci (mappa del mondo, paesaggi montani, camouflage).
Edizioni limitate diventate pezzi da collezione nel mondo streetwear.
Mix di estetica urbana e funzionalità outdoor.

Le collab Supreme x TNF sono tra le più ricercate nel mercato del resale, con alcuni capi che raggiungono valutazioni superiori ai 2.000 dollari.

➔ Gucci x The North Face

Nel 2020, The North Face ha collaborato con Gucci, unendo esplorazione outdoor e lusso italiano.

Caratteristiche:
Riadattamento rétro anni ’70 con stampe floreali, loghi over e colori vivaci.
Zaini, piumini, tende, scarponi da trekking dal design luxury.
Campagne fotografiche in montagna con stile vintage.

La collaborazione Gucci x TNF è stata talmente popolare da essere rinnovata con una seconda capsule nel 2022.

➔ MM6 Maison Margiela x The North Face

Nel 2020, TNF ha collaborato anche con MM6 Maison Margiela, marchio avant-garde francese.

Caratteristiche:
Decostruzione di capi iconici (la Nuptse, la Denali Fleece) con silhouette oversize e design sperimentali.
Linea urban-experimental che ha trasformato i capi tecnici in fashion pieces da passerella.

➔ Altre collaborazioni importanti

Brain Dead: stile outdoor psichedelico e artsy.
Supreme x The North Face x Timberland: crossover triplo tra streetwear e outdoor.
Online Ceramics: capsule eco-friendly.

Sostenibilità: Renewed e Exploration Without Compromise

The North Face Renewed

The North Face Renewed nasce con una semplice domanda: perché buttare via un capo usato, se può avere una seconda vita?

Questo programma recupera abbigliamento danneggiato, usato o restituito, lo ripara in modo professionale e lo reintroduce sul mercato a un prezzo più accessibile.
Ogni capo viene accuratamente pulito, testato e certificato prima della rivendita.
Renewed rappresenta un passo concreto per ridurre i rifiuti tessili e diminuire l’impatto ambientale.
È una scelta per chi vuole vestire tecnico, ma con un occhio di riguardo al pianeta.

Exploration Without Compromise

Exploration Without Compromise è l’impegno globale di The North Face a garantire che ogni esplorazione rispetti l’ambiente.

Per rientrare in questa iniziativa, un prodotto deve essere realizzato con almeno il 75% di materiali riciclati, rigenerati o a basso impatto ambientale.
L’obiettivo è che entro il 2025 gran parte delle collezioni principali segua questi criteri.
Non si tratta solo di una scelta di materiali, ma di un cambiamento totale nella progettazione, produzione e fine vita dei prodotti.

The North Face e Patagonia: una storia di amicizia e ideali condivisi

Douglas Tompkins non fu solo il fondatore di The North Face, ma un autentico pioniere dell’ambientalismo moderno.
Dopo il successo imprenditoriale, abbandonò la carriera per dedicarsi alla protezione di terre selvagge in Cile e Argentina, ispirato dalla filosofia dell’Ecologia Profonda.

Amico fraterno di Yvon Chouinard di Patagonia, Tompkins credeva che l’uomo avesse un dovere morale di condividere il pianeta con tutte le forme di vita.

Dopo aver lasciato The North Face, Douglas Tompkins trovò una nuova direzione grazie al libro Deep Ecology: Living as if Nature Mattered di Bill Devall e George Sessions.
Il testo esplora l’idea che tutte le forme di vita abbiano un valore intrinseco e che la società debba armonizzarsi con la natura.

Questa filosofia ha profondamente ispirato Tompkins a dedicarsi alla conservazione su larga scala.

Nel dicembre 2015 perse la vita durante un’escursione in kayak, ma la sua eredità è viva: oltre 890.000 ettari di natura protetta e una visione che continua a guidare chi crede in un mondo migliore.

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