Più interventi, più vittime, ma anche più consapevolezza. Il bilancio 2023 del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) è un mix di cifre che fanno riflettere, ma anche di storie di coraggio, dedizione e resilienza. E mentre la montagna attira sempre più appassionati, è chiaro che serve un salto culturale nella prevenzione e nella preparazione.

I numeri che raccontano un anno intenso
Nel 2023, il Soccorso Alpino è stato chiamato in azione 12.557 volte, con un aumento del 3,5% rispetto all’anno precedente. Un numero enorme, che significa più di 34 interventi al giorno. Da brividi.
Le persone soccorse sono state 10.367, e purtroppo 500 non ce l’hanno fatta. Il 2022 si era chiuso con 463 vittime, quindi il trend è in salita. Trentino Alto Adige, Lombardia, Veneto e Piemonte sono le regioni con più incidenti, ma nessuna zona montana è esclusa.
Non si tratta solo di escursionisti maldestri: tra i casi ci sono anche speleologi, sciatori, alpinisti, cercatori di funghi e persino passeggeri di impianti a fune.
Le cause: un mix pericoloso
Secondo i dati del CNSAS, la maggior parte degli interventi riguarda escursionisti impreparati o sorpresi dalle condizioni, spesso per scarsa pianificazione, abbigliamento inadeguato o sopravvalutazione delle proprie capacità. Aggiungiamoci anche il boom del turismo outdoor post-Covid, e il cocktail è servito.
Il problema, però, non è solo quantitativo. Si nota una mancanza di cultura della sicurezza. Spesso le persone affrontano la montagna con lo stesso approccio con cui vanno a fare una passeggiata in città. Ma là fuori, tra cime e valli, non c’è margine per l’improvvisazione.

Il ruolo (fondamentale) del Soccorso Alpino
Il CNSAS è composto da oltre 7.000 tecnici altamente specializzati, che operano in sinergia con il 118, i Vigili del Fuoco e le Forze dell’Ordine. Intervengono di giorno e di notte, con elicotteri, unità cinofile, droni e squadre su terra. Una macchina complessa ma ben oliata, che salva vite ogni giorno.
E non dimentichiamo il settore speleologico: in Italia ci sono 35 squadre specializzate pronte a scendere nelle profondità della terra. Anche lì, gli interventi non mancano.
2025: più prevenzione, più formazione
Il CNSAS lancia un appello chiaro: non basta affidarsi alla fortuna o al GPS. Serve preparazione, rispetto per l’ambiente e consapevolezza dei propri limiti. Indossare l’abbigliamento giusto, studiare il percorso, controllare le previsioni meteo e portare con sé il necessario possono fare la differenza.
E magari, prima di partire, un giro sull’app GeoResQ non guasta: permette di farsi localizzare in caso di emergenza anche in zone senza copertura telefonica.

Fonte cnsas.it
